lunedì, gennaio 07, 2013

Toluca Lake

Tra tutti i fenomeni metereologici che mi hanno sempre affascinato c'è sicuramente in prima posizione la nebbia, nessuno rimane indifferente alla nebbia è il modo con cui la natura stimola la nostra curiosità celandoci luoghi già noti e mascherandoli, rendendoli quasi soprannaturali.
La nebbia ci spinge ad accrescere i nostri sensi, non ci possiamo fidare solo più della vista, strizando gli occhi al inverosimile quasi a voler avere le pupille di un gatto ma se ci facciamo caso e non siamo intrappolati nei soliti cubicoli a 4 ruote che troppo spesso cadenzano la nostra vita scopriamo rumori e odori a cui spesso "accecati" dalla vista non poniamo attenzione.
Con questo spirito oggi sono uscito da lavoro immerso in una Milano spettrale e nuovamente sconosciuta grigia come non l'ho mai vista fino ad ora e brulicante di una vita che si spegneva a 20 metri da me immersa nel grigio torpore della nebbia.
Rumore del solito traffico per una volta invisibile con il consueto rombo di motori e concerto sinfonico di clacson, chi ha detto lontano dagli occhi lontano dal cuore evidentemente non si riferiva a questo nuovo modo di "riunirsi" che ha il genere umano, qualche urlo che giunge ovattato e l'odore intenso e fastidioso del gas di scarico mi fanno capire che tutto è normale.
Dong, un rintocco singolo, mai sentito proveniente da un campanile che avrò visto milioni di volte ma che solo oggi che mi risulta celato "scopro", non mi serve guardare l'orologio oggi per sapere che alle solite esco con mezz'ora di ritardo sul programma, la mancanza di distrazioni visive ha potenziato l'udito o quantomeno ha permesso ai timpani di scavalcare gli occhi nella loro importanza.
E' ora di avviarsi verso casa incorcio gente che appare a qualche metro da me per scomparire alle mie spalle nuovamente rifugiata in quel nulla in cui si rifugiano sempre tutti ma che oggi è potenziato dalla nebbia.
Uno scricchiolio sotto i piedi e odore di secco, le ultime foglie dei viali alberati hanno ceduto al generale inverno e hanno lasciato spoglie le, sempre troppo poche, piante di quella che ormai è un po la mia città.
Se ogni vita ha una colonna sonora questo mio ritorno a casa è accompagnato da una solitaria tromba dei noir anni 30, oggi ho anche il cappotto e mentre mi tiro su il colletto per difendermi dal freddo umido della nebbia penso che mi manca solo una sigaretta per completare l'atmosfera.
In una fredda Milano se chiudo gli occhi mi ritornano in mente gli altri paesaggi che ho visto immersi nella nebbia, scendendo dalla montagna mentre guardavo la pianura invasa dai banchi fitti e da cui spuntavano solo alcune colline, come isole in un mare di nebbia.
Quella volta in autunno che ero nel bosco di betulle alla ricerca di funghi, la prima e unica volta che la nebbia mi ha fatto veramente paura, intrappolato in quello che già di per se era un labirinto di alberi uno uguale all'altro e per di più avvolto da una coltre fitta che confondeva, che sensazione strana guardare ovunque e non avere punti di riferimento, e poi prendendo un respiro, guardarsi bene attorno capire qual'era la parte in salita e in discesa del bosco per capire da dove ero arrivato, ricontrollare le impronte ascoltare in silenzio i rumori dei passi dei miei che erano vicinissimi ma non mi erano mai sembrati tanto lontani e il tempo di un altro respiro scoprire che la nebbia si stava muovendo, quasi a scusarsi del disturbo stava rivelando nuovamente il bosco con tutte le sue forme restituendomi ai miei genitori.
Quella volta che seguendo il mio folle amico (che scrive su questo blog) mi sono ritrovato nel cimitero monumentale di oropa, tra lapidi statue e mausolei che spuntavano dal nulla come in un film horrore ho provato quel brivido che avevo sentito solo le prime volte che giocavo a Silent Hill (a proposito indovinate su che lago sorge la città immaginaria?).
Il lago in montagna scomparso in un banco di nebbia, l'autostrada invisibile che ho fatto centinaia di volte di ritorno da Torino e tanto altro.
Riapro gli occhi, e di nuovo come in uno dei miei ricordi, la nebbia silenziosa si era spostata rivelando palazzi prima invisibili, persone che portavano a spasso i loro cani, bambini che si rincorrevvano tra le pozanghere, la nebbia è così ci nasconde le cose per restituircele, forse per farci capire che basta poco alle volte per capire che si ha molto da vedere.

è tempo di tornare nell'oblio;
Neve

2 commenti:

Joker ha detto...

A me la nebbia così ricorda i film anni 30, i racconti di Conan Doyle, i ganster della New York notturna...

A me ricorda le colline nebbiose stile Lo Hobbit, il drago di fuoco, formato da centinaia di cavalieri che portano torce... mi ricorda le riviere scosciesi della norvegia, solcate da navi vichinghe durante la bruma...

Unknown ha detto...

Il tutto suona particolarmente strano da uno che si chiama Neve!! Gran bel pezzo però!! complimenti amico dal bianco mantello!! :-)